Biblioteca Civica Bertoliana

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I protagonisti del partito comunista vicentino

I protagonisti del partito comunista vicentino

Il libro racconta la storia del Pci vicentino attraverso le testimonianze dei suoi militanti e dirigenti. La storia del Pci a Vicenza e provincia nell'immediato dopoguerra, rispetto ad altre parti d'Italia, è stata un'esperienza minoritaria, ma con alcuni caratteri distintivi quali la grande importanza che veniva data al movimento operaio, sia nell'elaborazione culturale che nella pratica politica, con l'apice raggiunto durante la segreteria di Romano Carotti (1965-1972). Negli anni successivi, grazie al ricambio generazionale e alla crisi del modello della grande fabbrica, si è innestato un forte cambiamento, che ha portato il Pci a diversificare la propria linea politica, con nuove priorità come i diritti civili, la cultura e l'amministrazione degli enti locali. Questa mutazione portò con sé una variazione sulla composizione sociale del partito, con l'aumento di persone provenienti dal ceto medio urbano e il declino del ruolo della classe operaia, fenomeno che continuò fino al 1991. Il territorio vicentino è una realtà policentrica e le testimonianze qui raccolte ne sono il riflesso evidente, sia sul piano individuale che nelle dinamiche di partito: uno scorcio singolare e interessante della nostra stessa storia. "Le testimonianze pubblicate in questo volume sono state raccolte nel corso di due anni (giugno 2021-agosto 2023) seguendo la metodologia della storia orale, con una raccolta di interviste orali e una successiva stesura scritta e approvata dall'intervistato. Lo strumento utilizzato è l'intervista semi-strutturata, una tecnica qualitativa di raccolta dei dati che si caratterizza per una serie di domande standard per tutti i partecipanti, con la possibilità tuttavia di modificarne l'ordine o la formulazione. (...) Il volume è stato realizzato in un'ottica complementare rispetto al lavoro intrapreso da Giuseppe Pupillo nell'opera "Il pesciolino rosso" (2001) e ai documenti d'archivio della fondazione Mauro Nordera Busetto - Democratici di Sinistra vicentini. Il punto d'osservazione è quello degli iscritti e militanti del PCI della provincia di Vicenza, in un periodo che va dal 1943 al 1991." (dalla nota del curatore)

Io?

Io?

Berlino, 1918. La guerra è appena finita, un uomo torna a casa e non è più lui. È convinto di aver rubato l’identità a un morto. Crede di vivere nel corpo di un altro; tutti lo riconoscono e pensano di sapere con chi parlano. Solo il vecchio cane gli abbaia contro e lo morde. Il cane sa che quello non è il suo padrone. Poi comincia a ricordare: Grete, la giovane donna dalla chioma tizianesca che ora vede alla finestra, è sua moglie; nella culla c’è il loro bambino; si rivolge a un’anziana signora chiamandola «mamma». Ma quei ricordi non hanno radici, sono cose che sa: «come un attore me ne sto su un palcoscenico, imparerò la mia parte, è già scritta fino in fondo, di certo già da prima, e io mi limito a recitarla». Solo l’amore incondizionato e la gelosia per Grete – quando riceve la visita di un uomo, Borges, un «amico» che l’ha corteggiata mentre lui era al fronte – risveglia un sentimento che potrebbe essere suo. Questo è quanto ci è dato sapere del protagonista prima che la storia inizi. Lo ritroveremo nell’aula di un tribunale, accusato di omicidio, mentre cerca di scagionarsi. Ma chi parla in queste pagine? Chi ha commesso il crimine? Il rispettabile chirurgo berlinese Hans Stern, o piuttosto Wilhelm Bettuch, l’umile fornaio che sembra averne assunto le sembianze? La risposta rimane racchiusa nel punto interrogativo del titolo e le ultime parole che l’imputato rivolge ai giudici non fanno che rendere ancora più impenetrabile l’enigma: «Ora chinatevi, spazzate via quel po’ di terra. Ed ecco, troverete – me. Sì, ossa e teschio e polvere e il mio nome, che non è il mio nome eppure lo è, il mio destino, che non appartiene a me, ma a un altro, e ora mi è piombato addosso, soffocante come fosse il mio». Mimetizzato per quasi un secolo come un piccolo vortice scuro fra le correnti della prosa espressionista, questo romanzo di Peter Flamm torna ad agire su di noi come un sortilegio, la stenografia di un sisma psichico ancora lontano dall’essere decifrato.

Bébi, il primo amore

Bébi, il primo amore

«A ben vedere, nella mia vita non è suc­cesso nulla» annota nel suo diario il prota­gonista, e narratore, di questo romanzo: un professore di latino poco più che cin­quantenne, celibe, alieno da qualunque sentimento nei confronti dei propri simi­li, maniacalmente attaccato a una routine fatta di lezioni, passeggiate, serate al circo­lo, rare visite a una casa di tolleranza. Ma durante un soggiorno alle pendici dei monti Tátra qualcosa si incrina, nel suo corpo e nella sua mente: si accorge di esse­re triste, «costantemente in attesa di qual­cosa», al punto da confidarsi, quasi con­tro la propria volontà, con uno sconosciu­to per il quale sembrava provare solo ripu­gnanza. La crepa non farà che allargar­si quando gli verrà assegnata una classe dell’ultimo anno – e per di più una classe in cui sono presenti sei ragazze. Con raffinatissima, pressoché diabolica abilità Má­rai ci fa percepire, attraverso le parole stes­se del professore, i cambiamenti che av­vengono in lui allorché scopre che due dei suoi allievi stanno vivendo il primo amore – un primo amore che, sebbene sia incapa­ce di ammetterlo, forse sta sperimentan­do anche lui. E quando lo vedremo comprarsi un abito nuovo, tagliarsi la barba, accettare perfino che il barbiere gli fac­cia dei massaggi per cancellare le rughe, sapremo che, come accade a von Aschen­bach nella Morte a Venezia, il baratro che gli si è spalancato davanti non potrà che in­ghiottirlo. Appena ventottenne e al suo primo romanzo, Márai si rivela un acutis­simo indagatore d’anime, e un magistrale narratore.

Mordere il cielo

Mordere il cielo

Dove sono finite oggi le nostre emozioni? Chiederselo non è un esercizio retorico, ma un interrogativo necessario. Viviamo in un mondo nel quale guerre, migrazioni epocali e nuove emergenze contribuiscono a creare un senso di precarietà, spingendoci a credere che le uniche modalità plausibili per sopravvivere siano la negazione e la paura. Solo che la prima ci condanna all'indifferenza, la seconda ci paralizza. In entrambi i casi, finiamo per relegarci in una solitudine che accomuna giovani e adulti, vecchi e bambini. Siamo all'età dell'atarassia, dell'insensibilità? Il rischio c'è, ed è sempre più concreto. Ai nostri giovani insegniamo a rimandare il momento di fare i conti con la vita vera. Li condanniamo a crescere fragili e spaesati. Rivendichiamo una scuola senza voti, riscriviamo per loro fiabe in nome del «politicamente corretto», privandoli della possibilità di far maturare le loro emozioni. Perché le nostre emozioni vanno allenate ogni giorno, ma, per crescerle e allevarle, occorre saperle sfidare, non negarle né rinunciarci. Preferiamo invece colmare quel vuoto emotivo con il cinismo e affidarci ciecamente ai nuovi prodotti dell'intelligenza artificiale, che minacciano di depotenziare le nostre capacità fisiche, cognitive ed emotive, la nostra meravigliosa imprevedibilità. La maggior parte di noi non è consapevole di questa diffusa anestesia dell'anima, ciascuno si limita a godere dei privilegi e del benessere materiale rinchiuso nel proprio bozzolo. Ignorando che in questo modo l'umanità intera rischia di imbarbarire. Ma, per chi lo volesse cercare, l'antidoto c'è. È l'empatia. Condividendo ricordi personali, incontri e riflessioni, Paolo Crepet ci esorta con passione a ribellarci all'indifferenza, a non aver paura delle nostre idee e neppure dei nostri inciampi. Ci invita a riappropriarci con audacia, quasi con sfrontatezza, delle nostre emozioni per tornare finalmente a «mordere il cielo».

Quando inizia la felicità

Quando inizia la felicità

Un diario di viaggio scandito da domande su cui tornare più e più volte, per trovare un segnale, un'ispirazione, una motivazione a smettere di aspettare o inseguire la felicità, ma cercarla dove già siamo: qui e ora. Ogni mia grande rivoluzione personale, che fosse professionale, relazionale o spirituale, è iniziata non da una certezza assoluta, ma da una domanda. La ricerca di una risposta era l'unico modo per conoscere la verità. E quando non la trovavo subito, ero costretto a partire per cercarla. Nel mondo, dentro me stesso, nelle altre persone. Questo libro è una raccolta delle domande che più di tutte hanno smosso qualcosa di profondo nel mio cuore e nella mia mente. Sono domande inusuali, talvolta molto specifiche, in altri casi bizzarre. Portano alla riflessione, ma anche al desiderio di agire per cambiare le cose. Spesso risultano scomode, addirittura impertinenti, ma sono necessarie per far emergere dal caos interiore uno spunto, una consapevolezza, un frammento appuntito di verità da maneggiare con cura." In Quando inizia la felicità , Gianluca Gotto condivide le domande che lo hanno accompagnato nel corso della sua crescita personale per raccontare senza reticenze le esperienze vissute in questi ultimi anni. I momenti difficili e le fragilità, ma anche la sua rinascita, i sogni realizzati, la consapevolezza acquisita attraverso il buddhismo, i tanti incontri che hanno illuminato la sua strada, l'amore smisurato per Claudia e la gioia, immensa, della paternità. Un libro pieno di consigli e spunti per vivere al meglio la propria vita, ma anche rassicurante come una tazza di tè in un freddo pomeriggio di pioggia, il primo abbraccio dopo molto tempo, una chiacchierata con quell'amico che ti ascolta senza giudicare.

La casa delle perle

La casa delle perle

Monaco, 1844. La giovane Marie Thomass arriva in città in visita al fratello Carl, che lavora come apprendista orafo presso la bottega del famoso gioielliere Jeremias Neustätter. Da sempre amante dei gioielli e soprattutto delle perle, che le ricordano gli orecchini ricevuti in dono dalla madre prima di morire, Marie dà una mano in negozio e, abilissima nell'indovinare i desideri delle clienti, assume presto l'incarico di addetta alle vendite. Nel frattempo, a nord della Baviera, il pescatore di perle d'acqua dolce Moritz Schmerler porta avanti la storica attività del padre Friedrich con bravura e grande entusiasmo. Quando trova una grossa perla di rara bellezza a forma di goccia, perfetta per diventare un gioiello di inestimabile valore, il padre, Friedrich, contatta il suo vecchio amico gioielliere. Neustätter, infatti, ha ricevuto l'incarico da parte del principe Luitpold di Baviera di realizzare un gioiello speciale in occasione delle sue nozze con l'arciduchessa Augusta d'Austria, e quale pietra preziosa potrebbe superare in bellezza la perla appena trovata? Così, Moritz si reca a Monaco per incontrare il celebre orafo e consegnargli la magnifica perla. Ma l'incontro con Marie segna una svolta inattesa: i due ragazzi, infatti, sono subito attratti l'uno dall'altra e tra loro sboccia l'amore. Quando, però, una tempesta si abbatte sul fiume distruggendo l'habitat delle perle, l'attività di Moritz è in pericolo, e un terribile incidente mette a rischio il futuro dei due innamorati…

Le indagini del commissario Bertè. Aspettando Cosetta

Le indagini del commissario Bertè. Aspettando Cosetta

Una sera di ottobre, a Lungariva. Neri Guerrini, ottantenne imprenditore agricolo di San Quirico d'Orcia, viene ucciso nella villa in cui trascorreva molti mesi all'anno. Il Guerrini, uomo riservatissimo che Gigi Berté conosceva di vista, frequentava poche persone: preferiva trascorrere il suo tempo scrutando il cielo stellato con il telescopio, leggendo e ascoltando musica. Un vicino di casa afferma che la sera dell'omicidio un'evanescente figura avvolta da un velo da sposa si trovava sulla terrazza in compagnia della vittima, ma l'uomo non è in grado di fornire altri particolari per identificarla e la sua testimonianza appare poco credibile a causa della sua passione per l'ufologia e l'esoterismo. Per conoscere meglio la personalità della vittima, Berté si reca nella tenuta in Toscana dove incontra il cognato, i nipoti, un ex maresciallo dei carabinieri che gli fa da guida e due donne che lo frequentavano in gioventù. Viene così a sapere che, cinquant'anni prima, il Guerrini era stato segnato da un trauma che aveva condizionato tutta la sua esistenza. È possibile che una vicenda così lontana nel tempo sia all'origine del delitto? O la causa è invece ben radicata nel presente di Lungariva e nelle frequentazioni di Neri Guerrini? Un'indagine complessa, quella che deve affrontare Berté, anche perché, questa volta, tutte le persone impegnate nella risoluzione del caso, dall'ispettore Francesca Belli al magistrato Irene Graffiani, sembrano avere idee ben precise sulle tracce – tutte diverse – da seguire...

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Dal 01/07/2024 al 31/07/2024

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