Biblioteca Civica Bertoliana

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Silenzio

Silenzio

Dopo “L'architettrice”, Melania Mazzucco torna a raccontare un intero mondo nel destino di una donna. «Nessuno sa chi sia. Ma è unica, strana, diversa da tutte. Non la dimenticheranno». Straniera e misteriosa, la protagonista di questa storia arriva in Italia nel 1914. Nulla di ciò che racconta è vero, perché è allo stesso tempo in fuga e alla ricerca di sé. Non sa ancora esattamente cosa vuole, ma può essere tutto: scrittrice, pittrice, musicista. Diventerà invece attrice cinematografica, e col nome di Diana Karenne sarà una delle dive degli anni d'oro del cinema muto italiano: la regina del silenzio. Melania Mazzucco ha inseguito l'ombra di Diana Karenne e le sue mille identità negli archivi, nelle biblioteche e nelle cineteche di tutta Europa, e in questo romanzo l'ha raccontata con passione, divertimento, dolore e rispetto. Perché la letteratura è il contrario del silenzio. Nelle sue molte vite, Diana Karenne è stata qualsiasi cosa: straniera misteriosa, femme fatale, zingara, cantante, imprenditrice cinematografica, spia, suora strappata al convento, santa, contessa, regina, zarina. Prima che il tempo ne cancellasse ogni ricordo, fra il 1916 e il 1919 è stata soprattutto la più affascinante diva del cinema muto italiano. Ma non solo. Scrive lei stessa i soggetti dei suoi film, inizia a dirigerli, diventando una delle prime registe cinematografiche della storia, e da un certo punto in poi li produce come imprenditrice. Irrequieta e sfuggente, Diana si destreggia fra aristocratici, diplomatici, produttori dalla fama di banditi, attori a caccia di conquiste, sempre inseguita dal sospetto di essere una spia. Si sposta da Roma a Torino, da Milano a Napoli e Genova. È ammirata dalle spettatrici, che vedono in lei un modello di libertà e indipendenza, e temuta dagli uomini per l’imprevedibilità e gli amori tempestosi. Nulla rivela del suo passato, in nessun luogo mette radici. Crede per prima alle bugie che racconta, fino a creare una realtà alternativa, e una donna nuova: Diana Karenne, appunto. Nel dopoguerra però l’industria del cinema italiano entra in crisi, e nel 1921 Diana si trasferisce a Parigi e poi a Berlino. Lì ci sono gli esuli dalla Russia bolscevica, e la sua origine la costringe a fare i conti con la sua identità. A differenza delle altre stelle del cinema muto, non è tanto il passaggio al sonoro a chiudere la sua carriera di attrice, quanto l’irresistibile desiderio di scomparire, di diventare ancora un’altra donna: la musa mistica e la compagna di un poeta russo a cui sacrificare la sua arte. Sembrava destinata all’oblio, Diana Karenne, ma in questo romanzo, nato come i suoi successi più memorabili da un’indagine avvincente e lunga anni, Melania Mazzucco ce la restituisce in tutta la sua vitale contemporaneità.

Jerusalem suite

Jerusalem suite

C’è un luogo, l’American Colony di Gerusalemme, che è sempre stato sulla prima linea del conflitto arabo-israeliano. Non è solo un albergo storico e di fascino. Nato quasi 150 anni fa nella vecchia casa di un effendi, culla d’una piccola colonia di presbiteriani americani, il Colony, sul limite fra l’Est e l’Ovest, ha sempre cercato d’essere un luogo di neutralità, di dialogo, d’incontro fra cristiani, ebrei, musulmani. Il libro è la storia di questo albergo. Raccontato attraverso i suoi personaggi, le sue stanze, gli eventi che l’hanno abitato. Fu un lenzuolo del Colony, usato come bandiera bianca, a sancire la fine della dominazione ottomana. Qui venivano Lawrence d’Arabia a rifugiarsi e Churchill a ridisegnare il Medio Oriente, Selma Lagerlöf a scrivere il suo romanzo da Nobel e Mark Twain a riposarsi. Nel 1948 da questi tetti si sparavano la Legione Araba e la Banda Stern. Durante le guerre dei Sei giorni e del Kippur in questa reception bivaccavano i giornalisti di tutto il mondo. In questi giardini giocava un piccolo Rudolf Hess, futura anima nera della Shoah, e nella camera 16 ci furono le prime trattative per gli accordi di Oslo. Qui alloggiava Tony Blair quand’era inviato per la Cisgiordania e Gaza e qui passava John Kerry, dopo gli incontri con Netanyahu. Il Colony è ancora oggi una piccola Palestina nella Gerusalemme occupata, dove molti leader palestinesi non mettono piede, e insieme un pezzo d’Israele che pochi politici israeliani frequentano. Una terra di nessuno e di tutti. Plato Ustinov vi piantò due palme della pace più volte incendiate e poi ripiantate dal nipote Peter. Durante le intifade, il Colony era una fortezza sicura: un rigido statuto fissa le quote “etniche” dei camerieri che vi possono lavorare, e per questo nessuno l’ha mai attaccato.

Libro città aperta

Libro città aperta

Di quale infrastruttura culturale abbiamo bisogno? Che tipo di servizio dobbiamo progettare per accompagnare e indirizzare al meglio la transizione che stiamo attraversando senza perdere di vista l'obiettivo dello sviluppo umano? Quali sono le relazioni indispensabili oggi per sviluppare davvero un ragionamento sistemico sulla cultura? Come possiamo difendere ed esplodere il tempo per la lettura preservandolo dall'accelerazione a cui siamo sottoposti? Queste sono alcune delle domande che ho scritto nel mio quaderno di appunti nel lungo percorso di ideazione di "Libro città aperta. 5 tesi per le biblioteche del futuro", il convegno organizzato da Fondazione Mondadori che si è tenuto a Milano il 26 settembre 2023 e da cui questo libro nasce. È qui che esperti di architettura e urbanistica, management culturale, innovazione sociale, comunicazione, economia hanno dialogato con esperti di lettura, di editoria e anche, ma non solo, di biblioteconomia e di biblioteche. La riflessione corale che proponiamo parte dal convegno e si spinge oltre, con l'obiettivo di ridiscutere il senso delle biblioteche in un momento in cui è chiaro a tutti che esse possono sopravvivere, rischiando di non essere più minimamente influenti, oppure provare a reinventarsi, perfino ridefinendo la propria influenza. "Le biblioteche pubbliche contribuiscono allo sviluppo di una comunità inclusiva, equa e solidale, favorendo il radicamento di una cultura dello sviluppo sostenibile, che sappia promuovere il dialogo interculturale e valorizzare le diversità come elemento di ricchezza. [In Italia] le biblioteche pubbliche sono l'infrastruttura culturale più presente sul territorio. Ce lo dicono i dati ISTAT..." (dall'Introduzione di Chiara Faggiolani)

Un omicidio a novembre

Un omicidio a novembre

La prima indagine dell'ispettore Ryan Wilkins e del suo collega Ray - cognome identico, nessuna parentela -, l'eccentrica e improbabile coppia di detective protagonisti di un'acclamata serie di romanzi crime ambientata a Oxford. Il cadavere di una sconosciuta giace nello studio del Rettore, vero e proprio Sancta Sanctorum del prestigioso Barnabas Hall di Oxford. Chi sia la donna è un mistero, estremamente curata, il bel viso è deturpato da un'espressione di orrore. Altrettanto inspiegabile è come possa essere finita lì, proprio mentre si celebrava un movimentato ricevimento in onore di uno sceicco miliardario, possibile finanziatore del college. La delicatissima inchiesta viene affidata, per un banale equivoco, a due investigatori che più diversi non si può. Sono Ryan e Ray (Raymond) che di cognome fanno entrambi Wilkins (questa l'origine del malinteso). Ryan è bianco, nato e cresciuto in un campo di roulotte alla periferia della città; ragazzo padre, i suoi modi sregolati e irriverenti gli hanno causato rilievi disciplinari, e nel suo stato di servizio si legge: «ha difficoltà con le élite privilegiate». Ray, invece, proviene dall'élite nera che si sta affermando; marito felice, sempre elegante, dal garbo soave, è laureato al Balliol College e la Sovrintendente lo considera «una delle promesse dell'arma». I due procedono tra continui contrasti, ma riescono a portare alla luce ambiguità e reticenze, da parte dello spocchioso Rettore e della consorte, nonché di altri componenti a ogni livello del college. Sono molti gli indizi da decifrare: una foto scomparsa, un prezioso Corano, sedicenti studiosi dalla traballante identità, traffici internazionali poco chiari, altre vite sono in pericolo. L'indagine è resa più complessa da una cortina di ipocrita rispettabilità: «come tutti i college di Oxbridge il Barnabas è un business di valore inestimabile che ha legami con società e governi di tutto il mondo, uno snodo in una rete globale». Un omicidio a novembre è il primo di una serie con protagonista una coppia di intriganti detective. Romanzi al confine tra attualità urbana e poliziesco classico, tra sferzante critica sociale e ironia, tra azione e tenerezza. Ryan e Ray rappresentano in giallo uno specchio dei tempi: chi parte sconfitto e chi crede nelle chance del merito.

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