Biblioteca Civica Bertoliana

L'UOMO E' SULLA LUNA

Il racconto dello sbarco (ri)letto sulle prime pagine dei giornali italiani dell'epoca 

"L'Uomo è sulla Luna" annunciò il Corriere della Sera.
"Scesi!" scandì Il Messaggero.
Si spalanca l'Universo" scrisse Il Corriere dello Sport.
"L'Uomo ha vinto" riportò Il Giornale d'Italia.
"Sbarcati" raccontò Paese Sera.
La mattina del 21 luglio del 1969 nelle edicole italiane non ci fu quotidiano che non annunciò la conquista della Luna, aprendo la prima pagina con questi titoli.
La cronaca della storica missione lunare dell’Apollo 11 fu raccontata in Italia fin dai giorni precedenti.
Nata dal sogno di John F. Kennedy, la grande impresa di tre uomini, Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins, coinvolse tutto il mondo e divenne un "grande passo per l'umanità".
Il 20 luglio 1969 l'Italia seguì la diretta televisiva, quasi trenta ore di trasmissione consecutiva in bianco e nero. Si assisteva al raggiungimento di un traguardo a lungo vagheggiato, le cui origini si perdono nei meandri del passato.
L'approdo sulle remote distese lunari era infatti un sogno cullato dall'uomo sin dall'antichità. L'astro satellite della terra non poteva non stimolare riflessioni e speculazioni destinate a partorire tanto teorie scientifiche quanto favole poetiche.
A narrare il primo, immaginario viaggio sulla Luna della letteratura occidentale è un  autore di lingua greca, Luciano di Samosata (II secolo d.C.), che in un'opera ironicamente intitolata Storia vera descrive tra tante improbabili peripezie quella di una visita al regno della Luna, perennemente in guerra con quello del Sole.
Fin dalle origini quella sfera che ogni notte fa la sua comparsa sulla volta celeste ha dunque esercitato sull'umanità un fascino irresistibile, accendendone le più sfrenate fantasie e instillando in essa il desiderio di andare oltre i propri limiti. Non è un caso che poeti e scrittori di ogni epoca ne siano rimasti ammaliati: nella sua lontananza e irraggiungibilità, la Luna non poteva che destare sentimenti di grande ispirazione poetica e alimentare l'immaginario collettivo.
Dante aprirà la sua terza cantica, il Paradiso, proprio nel cielo della Luna, dove il poeta intrattiene un dotto dibattito con Beatrice sulla natura delle macchie lunari; l'Ariosto, dal canto suo, ne farà la sede di tutto ciò che è stato smarrito sulla terra, compreso il senno di Orlando.
Nel XVII secolo Keplero scriverà un breve racconto fantascientifico, il Somnium, fornendo un'immagine della Luna in cui scienza e immaginazione danno luogo ad una suggestiva commistione; due secoli dopo, Jules Verne ne seguirà le orme, dedicando ben due romanzi ai viaggi lunari. Leopardi, infine, farà del satellite della terra un silenzioso e impassibile personaggio di alcune delle sue liriche più celebri, come Alla luna e Canto notturno di un pastore errante dell'Asia.
Lo sbarco di Armstrong, Aldrin e Collins sulla superficie lunare ha segnato quindi il coronamento di un desiderio che ha attraversato i millenni senza mai perdere vigore e intensità. Se da un lato questo evento ha rivelato una realtà ben più prosaica di quella fantasticata dagli scrittori del passato, nondimeno ha avuto il merito di ampliare ulteriormente gli orizzonti dell'umanità, spingendola verso nuovi limiti da superare; un obiettivo raggiungibile solamente sulle ali del sogno.

  • Epoca 10 agosto 1969