Biblioteca Civica Bertoliana

Infortiatium

Il restauro del manoscritto Trecentesco dell'Infortiatum

 

Il grande manoscritto membranaceo dell'Infortiatum, secondo volume del Corpus iuris civilis di Giustiniano e così denominato perché “racchiuso” fra le altre parti o, secondo altri, perché “rafforzato” dalle altre Tres partes del Digesto, venne realizzato nel secondo quarto del Trecento. Presenta una ricca decorazione miniata attribuita a un artista bolognese denominato “Maestro del B 18”. Scritto su due colonne e circondato da glosse, fu probabilmente realizzato in ambiente padovano, dove, dalla fine del ‘200, si era stabilita una colonia di miniatori emigrati da Bologna.

Il prezioso manoscritto ha una storia tristemente singolare, legata al commercio illegale di libri antichi che nella seconda metà dell'Ottocento fece ribalzare la Bertoliana agli onori della cronaca. Durante la direzione del bibliotecario Andrea Capparozzo (1852-1873), il custode della Bertoliana Carlo Valdagni, coperto di debiti, perpetrò una serie di furti di materiali antichi della biblioteca per venderli sul mercato antiquario. Tre le altre cose, tagliò pregevoli miniature medievali da alcuni codici; venne colpito anche il manoscritto dell'Infortiatum, dal quale furono scientificamente tagliate splendide miniature e pagine miniate. A seguito della denuncia della scomparsa di materiale antico, Valdagni venne scoperto, sospeso e poi licenziato. Si procedette con tempestività al tentativo di reperimento del materiale rubato; alcune miniature del codice dell'Infortiatum furono individuate e oggi – seppur staccate – sono tornate in Bertoliana.

L'intervento di restauro, sostenuto nel corso del 2018 dagli Amici della Bertoliana e realizzato dalla restauratrice Paola carolo, ha previsto un delicato intervento di ripristino della legatura e di consolidamento del blocco libro.
La coperta in cartone, rifatta probabilmente tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e in cattive condizioni, è stata staccata dal blocco libro e sostituita con assi in faggio rosa e una legatura in mezza pella di capra naturale.
Le carte, disidratate, sono state sottoposte a una umidificazione indiretta, con successivo tensionamento su telaio.
Si è provveduto al risarcimento delle lacune e degli strappi con carta giapponese, alla ricomposizione dei fascicoli con una nuova cucitura su nervi in pelle allumata - recuperando così l’originale tecnica di assemblaggio -, e al rifacimento dei capitelli con filo di lino intrecciato a canapa.
Le miniature staccate, che non potranno più essere reintegrate nel codice, sono state depolverate e collocate in cartelle conservative.